CULTURA
13-03-2020 di Freddie del Curatolo
Ragazzine africane che con la forza di un sogno e con l’aiuto di chi ha letto nei loro sguardi, nella loro voglia, vergine e ancora ingenua ma vera e dirompente, di vivere e di emanciparsi, sono diventate degli esempi per migliaia di altre coetanee in Kenya, Congo, Tanzania e Costa d’Avorio.
Sulla scia dei risultati ottenuti da Nice Nailantei Leng’ete, la giovane attivista maasai che da anni conduce una campagna di sensibilizzazione contro le mutilazioni genitali femminili e che è stata indicata dalla rivista Time tra le cento figure femminili più importanti del pianeta, un gruppo di scrittori e filmaker italiani esperti d’Africa, riuniti sotto la sigla “Hic Sunt Leones”, hanno girato e prodotto un docufilm intenso, drammatico ma pieno di speranza che verrà presentato nelle prossime settimane (Coronavirus permettendo) a Milano. Si intitola “African dreamers” e racconta le storie vere delle giovanissime keniane Grace e Wangare. La prima è fuggita dal villaggio maasai proprio per evitare il taglio del clitoride e delle labbra vaginali e di essere ceduta in sposa ad un uomo che potrebbe essere suo padre, ha trovato chi le paga gli studi a Nairobi e sogna di diventare la prima presidente donna del Kenya, l’altra rimasta orfana è finita a vivere in strada negli slum di Nairobi, tra disperazione colla da sniffare e l’incubo delle violenze sessuali, .
Poi c’è la congolese Merveille, che vive in uno dei luoghi più poveri, tormentati e dimenticati del mondo e a otto anni viene accusata dal suo villaggio di essere una strega. Sfuggirà alla lapidazione e alle torture e grazie ad una fantastica suora italiana sta tornando alla vita (e ai sogni, appunto), c’è la tanzaniana Deborah che lavora come schiava a Bagamoyo, proprio nell’antica destinazione sulle rive dell’Oceano Indiano da cui secoli fa “lasciavano il cuore” migliaia di africani. Lei è una schiava moderna e silenziosa, nel 2020 è a servizio in una famiglia tanzaniana benestante che non le ha mai concesso un giorno di ferie, nemmeno per poter dare l’ultimo saluto al padre lontano, sul letto di morte. Ma ha chiesto di poter andare a scuola, scalando i costi dell’istruzione dallo stipendio perché è convinta che un giorno il diploma le darà la libertà e potrà insegnare ad altre ragazze come lei che l’educazione è tutto.
Infine c’è Mariam, baby prostituta in una località turistica della Costa d’Avorio, la cui contagiosa voglia di vivere e l’aiuto di alcuni connazionali l’hanno portata lontano dai bar-bordello e dalle droghe e hanno gettato le basi per il suo sogno: diventare stilista di abiti tradizionali africani. Cinque ragazze per altrettante storie d’Africa che, come insegna questo continente, non è detto che siano a lieto fine ma testimoniano come basterebbe davvero poco ed una solidarietà che ha tempo di tuffarsi nelle realtà delle nuove generazioni apparentemente senza via d’uscita, per trasformare l’energia dei sogni puri in salvezza, nella realtà di una vita migliore, umana e degna di essere mostrata ad esempio, a chi si abbandona troppo presto a una disperata desolazione. Roberto Cavalieri, Francesco Cavalli, Davide Demichelis, Angelo Ferrari, Raffaele Masto, Alessandro Rocca e Luciano Scalettari, con l’aiuto di associazioni da sempre sul campo come Amani, Amref, Terre des hommes ed altre lo hanno raccontato e filmato con passione ma in maniera asciutta e senza ergersi su altarini di facili pietismi o imponendo una morale.
Qui potete avere altre informazioni sul film e vedere il trailer https://www.africandreamers.it/en/
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