Personaggi
31-01-2018 di redazione
Una voce incantevole, perfetta. Di quelle che è un sublime piacere ascoltare appoggiarsi sulle note jazz dei grandi standard internazionali.
La cantante napoletana Simona De Rosa, che da tempo divide la sua vita tra l’Italia e New York, ha regalato una serata splendida agli spettatori dei venerdì live del Come Back Club di Watamu.
E ha trovato un altro ambiente ideale per lei, non tanto professionalmente quanto umanamente.
Ma se è vero che anima e passione sono alla base di qualsiasi carriera artistica, siamo certi che questa vacanza in Kenya per Simona sarà molto più di un semplice tuffo nel relax tropicale.
“Napoli, New York, Watamu. Ho trovato il vertice del mio triangolo ideale – spiega la vocalist che ha all’attivo tre dischi e collaborazioni illustri – se la città dove sono nata rappresenta la mia indole, il cuore e l’approccio musicale alla vita, gli Stati Uniti sono stati la mia rampa di lancio, l’affinamento e la spinta professionale. Ora umanamente e con tutta l’anima mi sento anche vicina a quest’Africa”.
E’ bastata una vacanza, a parte la bella parentesi dello show al Come Back, per aprire a Simona una nuova finestra sulla meraviglia.
“Devo ammettere che, per un carattere sensibile come il mio, il Kenya è stato un approccio quasi traumatico – ammette la cantante jazz – appena scesa dall’aereo notare tutta quella povertà, quel senso di abbandono al cospetto della natura maestosa dell’Africa, mi ha dato un senso di sconforto che quasi avrei voluto tornare subito indietro. Poi però ho iniziato ad osservare attentamente le persone, la loro vita, i loro sorrisi, la loro filosofia. E ho capito che questo è un luogo speciale, dal quale senti di non volerti più separare. Dopo qualche giorno ho detto ai miei genitori, che mi avevano convinto a venire qui in vacanza – ma perché non ci fermiamo a vivere qui? – ”.
Simona De Rosa ha una carriera in ascesa, tra il Vecchio e il Nuovo Continente. In Italia suona e si esibisce con il quintetto del sassofonista Daniele Scannapieco, collaboratore principe di Mario Biondi.
A New York è entrata nel giro dei locali esclusivi di Manhattan dove si esibisce la “créme” del jazz americano, e ha partecipato a session e tributi importanti, come quello a Duke Ellington.
“Ma l’abbraccio di Watamu è stato indimenticabile e portare qui il mio canto è stata un’emozione forte – spiega Simona – anche perché grazie alla mia serata ho potuto dare il mio piccolo contributo ad aiutare questa gente a crescere, devolvendo il mio cachet alla Marafiki Primary School di Mida. L’educazione è l’aspetto più importante per dare un futuro e una speranza ai giovani africani, sono felice di aver conosciuto persone che si dedicano a questo”.
Simona De Rosa promette di tornare a Watamu prossimamente.
“Credo di aver preso il mal d’Africa ancora prima di lasciare questo Paese – ammette la jazz singer – e la prossima volta spero di poter lasciare qui ancora un po’ del mio cuore e della mia voce”.
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