CULTURA
04-01-2021 di redazione
Non sono moltissimi, ma nemmeno pochi i film di un certo spessore girati in Kenya con l'idea di raccontare questo Paese, i suoi luoghi, la sua gente o quantomeno storie realmente accadute qui. Si va dalle avventure di caccia grossa e della guerra dei Mau Mau alle rievocazioni di autobiografie famose, fino a fatti di cronaca più o meno romanzati. Abbiamo raccolto quelli che secondo noi di malindikenya.net sono i lungometraggi più significativi, oltre che premiati dalla critica e/o dal pubblico. Abbiamo volutamente omesso quelli che hanno semplicemente utilizzato il Kenya come set, senza citarlo ma rappresentandolo come un'Africa generica e ideale per la loro sceneggiatura. Buona lettura e, nel caso alcuni non li abbiate ancora visti, buona futura visione!
1. SPIRITI NELLE TENEBRE
In realta questo film é solo a,bientato in Kenya e tratto da una sotria vera, perché all'ultimo momento la produzione, per vari motivi decise di trasferirsi in Sud Africa.Il film é la ricostruzione di un fatto realmente avvenuto, la presenza di due leoni affamati durante la costruzione di un ponte della ferrovia sul fiume Tsavo nel 1894 in Kenya, secondo il racconto del Colonnello britannico J.H. Patterson (interpretato da Val Kilmer). Secondo il romanzo di Patterson e il film, 130 tra operai indiani e africani vennero sbranati in pochi mesi dai due enormi esemplari. La storia ufficiale ne riporta la metà. Dietro l’azione e la suspense, di cui è intrisa la pellicola, appare l’eterna lotta dell’uomo contro la natura. Nonostante due candidature all’Oscar e l’interpretazione di Michael Douglas nei pannidel cacciatore Remington, “Ghost in The Darkness” non è un lavoro completamente riuscito, ma è comunque da vedere perché racconta una storia vera, anzi una delle più famose storie del Kenya coloniale. In realtà, dopo i sopralluoghi e aver scritto la sceneggiatura in base ai luoghi kenioti, il film fu girato in Sudafrica a causa delle tasse troppo alte imposte dal Kenya. Con tanto di trasporto delle comparse masai.
2. LA MIA AFRICA
Non è solo il più famoso e celebrato tra i film girati in Kenya, ma anche quello che ha incassato di più al botteghino (oltre 240 milioni di dollari) e quello che ha ottenuto più riconoscimenti (11 candidature all’Oscar, di cui 7 sublimate in statuette, tra cui Miglior Regia, Miglior Regia a Sidney Pollack e Miglior Sceneggiatura).
La Mia Africa (titolo originale “Out of Africa”), tratto dall’omonimo romanzo di Karen Blixen, racconta Nairobi e la Rift Valley dei primi anni del Novecento, sullo sfondo della storia d’amore quasi impossibile tra la scrittrice danese e l’avventuriero Denys Finch-Hutton.
Kolossal Hollywoodiano prodotto senza lesinare su nulla, dalla spettacolare fotografia dei paesaggi all’indimenticabile colonna sonora di John Barry, è il film che più esalta il concetto di “mal d’Africa”. E’ stato girato tra la cittadina di Karen, proprio nei pressi della vera casa della Blixen, le colline di Ngong ed altri dintorni della Capitale.
3. IL GIARDINIERE TENACE
Tratto dal romanzo di fantasia dello scrittore britannico di “spy-stories” John Le Carré, “The constant Gardener” è un bello spaccato del nuovo colonialismo del Kenya, quello delle multinazionali e di certa solidarietà. Il regista Fernando Meirelles , nel raccontare la ricerca della verità da parte di un diplomatico inglese sull’assassinio della moglie, giornalista ed attivista politica, dipinge la maestosità di un Paese da sempre testimone delle malefatte altrui e la bellezza del pericolo e dell’impotenza. Bellissime le riprese a Loyangalani, nel Turkana, e vive e drammatiche quelle nello slum di Kibera a Nairobi.
Il film, che si avvale dell’interpretazione di Ralph Fiennes, non sempre all’altezza ma soprattutto di quella dell’affascinante e bravissima Rachel Weisz, che le valse un premio Oscar come migliore attrice non protagonista. Il film ha vinto anche il Golden Globe ed ha avuto altre due candidature all’Oscar.
4. QUALCOSA CHE VALE
Rock Hudson e Sidney Poitier, due tra i più importanti attori del Dopoguerra, sono i protagonisti del film del 1957 tratto dall’omonimo romanzo di Robert C. Ruark che racconta l’inizio della rivolta dei Mau Mau in Kenya. Girato dal grande regista e sceneggiatore Peter Brooks, tra Nairobi e Nanyuki, il film prodotto dalla Metro Goldwin Mayer racconta l’amicizia tra un ragazzo figlio di coloni bianchi, interpretato da Hudson, e l’amico d’infanzia e compagno di giochi Kimani, per il quale Sidney Poitier dovette affrontare anche il razzismo di certi ambienti british di Nairobi durante le riprese.
Nel lungometraggio, per la prima volta nella storia del cinema, sono riprese dal vivo anche tradizioni kikuyu nei villaggi alle pendici del Monte Kenya. Anche per questo “Something of value” è un film da vedere.
5. SOGNANDO L’AFRICA
Il film americano tratto dall’autobiografia della conservazionista veneziana Kuki Gallman che ha più o meno lo stesso titolo (“Sognavo l’Africa”) per chi ha letto il libro ripercorre fedelmente le tappe della vita travagliata della donna. I produttori, affidando ad un regista come l’inglese Hugh Hudson (“Greystoke, la leggenda di Tarzan”) puntavano a ripetere il successo di “La Mia Africa”, ma la storia per quanto vera è meno epica e Kim Basinger non è Meryl Streep. Tutto sommato, paragoni impossibili a parte, è un film da vedere soprattutto perché non mancano le scene magiche nell’altopiano di Laikipia dove la Natura si prende la scena. L’amore della Gallman per l’Africa e le sue battaglie per proteggerla (come si vedrà nel proseguo della sua esistenza) sono un buon motivo per conoscere la sua storia anche attraverso il grande schermo.
6. MISFATTO BIANCO
Un’altra storia vera o, meglio, un fatto di cronaca nera ancora irrisolto nel Kenya coloniale.
L’ambiente è quello della lobby aristocratica chiamata “Happy Valley”, in cui confluiscono rampolli di buone famiglie, figli di diplomatici, artisti, avventurieri e donne dai molti vizi e di altrettante virtù.
L’omicidio di un giovane che aveva passato la notte con la moglie del nobile Lord Erroll, prominente expat britannico a Nairobi, ricadono inevitabilmente sull’eccentrico uomo, interpretato da Charles Dance, dà lo spunto al bravo regista Michael Radford (che tra gli altri, in carriera, ha diretto Massimo Troisi nel “Postino”) per dipingere un quadro delle lascivie e della decandenza della borghesia british in Kenya tra feste da ballo, salotti buoni e safari di caccia, in cui spicca la figura di Diana Broughton (l’algida Greta Scacchi). Sullo sfondo una Nairobi riambientata benissimo, forse addirittura troppo bene. La fine è nota, a chi conosce un po’ di storia del Kenya o ha letto il libro di James Fox “White Mischief”: Lord Erroll, assolto dalle accuse di omicidio, sarà trovato suicida qualche mese più tardi, per quello che viene considerato un altro mistero su cui non è stata mai fatta luce completamente.
7. NEL CONTINENTE NERO
Se si eccettuano altre pellicole italiane in cui il Kenya era solo un pretesto per raffigurare una generica Africa o quelle in cui fa da sottofondo senza una storia che lo rappresenti, il film di Marco Risi con Diego Abatantuono è sicuramente il più importante film italiano girato in Kenya. Raccontando la storia di un fantomatico italiano, Fulvio Colombo, il cui ritratto ricorda quello di alcuni connazionali residenti a Malindi all’epoca, Risi offre uno sguardo sulla colonia italiana sulle rive dell’Oceano Indiano quando ancora non c’era l’estradizione, tra polizia corrotta, intrallazzi e gente che, pur nella meraviglia africana, finiva per riproporre in una terra vergine e lontana, un sistema per cui spesso il nostro Paese e i nostri connazionali vengono criticati. Nella parte dell’ingenuo figlio di un italiano scomparso che aprirà gli scheletri dell’armadio tricolore in Kenya, l’attore e regista Corso Salani e nel ruolo della fidanzata una giovane e provocante Anna Falchi.
8. MASAI BIANCA
Anche questo film è tratto da una storia vera ed ha inaugurato una certa letteratura sentimentale basata su rapporti (spesso fallimentari, sempre comunque tormentati) tra partner occidentali e keniani. In questo caso la bella e brava attrice tedesca Nina Hoss interpreta la parte dell’autrice, la svizzera Corinne Hoffman (nel film si chiama Carola) che, dopo una vacanza con il fidanzato, si innamora del Masai e decide di restare in Kenya.
Il tuffo in una società completamente diversa, in tradizioni che la ragazza sposa con entusiasmo, fino al matrimonio. Il classico sogno d’amore africano in salsa etnica che però non finisce bene, perché le differenze sociali e culturali alla fine salteranno fuori e condizioneranno il futuro. La nascita di una bambina sarà la classica goccia che farà traboccare il vaso africano. La “Masai Bianca” tornerà in Svizzera con la figlia e il Masai resterà nella sua terra, dipinta in questo film girato in maniera un po’ televisiva ma con ambientazioni suggestive nel Mara.
9. NOWHERE IN AFRICA
Sicuramente il più importante film tedesco girato in parte in Kenya. Non a caso la pellicola (titolo originale Nirgendwo in Africa) tratta dall’omonimo romanzo, si è guadagnata nel 2003 l’Oscar per il miglior film straniero. E’ la storia di una famiglia ebrea che all’inizio della segregazione razziale in Germania, nel 1937 si trasferisce in Kenya. Il film racconta una vicenda umana in cui l’Africa fa uscire contraddizioni e stati d’animo resi ancor più ineluttabili dallo scoppio della Seconda Guerra mondiale. Il capofamiglia, l’avvocato ebreo Walter Redlich, è un idealista e vede nei keniani un popolo perseguitato come ora il suo, mentre dalla moglie trapela un velato razzismo. La nuova vita nella Rift Valley, bucolica ma senza speranza, si intreccia con la storia che vede i britannici prendere il potere sugli europei non alleati e farne prigionieri. Questo però non accade per gli ebrei, considerati vittime dei tedeschi. La storia è girata e narrata molto bene, svetta l’interpretazione dell’attrice Julian Kohler. Un gioiello cinematografico sconosciuto di cui la versione doppiata in italiano non è facile da trovare.
10. SAFARI
Questo film del 1956 è uno dei primi drammoni a raccontare l’Africa coloniale che si ribella. Lo dirige Terence Young, che più avanti diventerà famoso per essere il regista dei primi James Bond. L’inizio della rivolta Mau Mau fa da sfondo ad una vicenda che intreccia la sete di vendetta di un cacciatore americano a cui viene ucciso il figlio durante una razzia mentre lui è fuori per una battuta.
La ricerca dell’autore dell’omicidio, un ex dipendente del cacciatore, porta l’uomo a Nairobi e all’alcolismo, ma nel frattempo il suo lavoro deve proseguire, portando in un safari di caccia un gruppo di ricchi inglesi, tra cui la seducente Linda (intepretata da Janet Leigh).
L’intreccio dell’efferatezza della caccia, di quella della rivolta dei Mau Mau e dei rapporti tra mzungu in Kenya è alla base di questo film. Anni dopo la realizzazione, la Leigh raccontò che il set del film era stato realmente attaccato dai Mau Mau.
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