MAL D'AFRICA
26-07-2016 di Anna Merlo
Fuori piove, piove davvero forte e fa tantissimo freddo.
Chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi la pioggia del Kenya.
Ricordo quando andavamo in moto in mezzo al bush con gli occhiali da sole e pioveva ed io ridevo, ridevo tanto.
Continuo a ricordare, attimi, momenti, pensieri, tutto ciò che ho vissuto, tutte le esperienze passate.
Cammino sulla spiaggia bianca, come sottofondo le onde del mare e voci lontane.
Sorrido ancora.
Mi fermo a guardare l’orizzonte.
Respiro.
Chiudo gli occhi e alzo la testa verso il cielo e sento i raggi del sole sulle mie guance.
Sorrido, sorrido, sorrido, non riesco a smettere di farlo. Il vento mi sposta i capelli e li fa volare a ritmo di una musica già sentita.
Riprendo a camminare verso una meta sconosciuta, per il semplice gusto di farlo.
Passo sotto gli scogli abbassando la testa, vedo qualche granchietto rosso che si nasconde. Credo proprio di essere nel posto giusto. Ogni tanto incontro qualcuno che mi saluta sorridente e mi chiede come sto pur non conoscendomi ed allora sorrido e rispondo, sono proprio felice.
Poco dopo sono in una macchina diretta a Malindi. Passiamo per tanti villaggi e so che, anche se sembrano tutti uguali, ognuno ha una sua storia. Sorrido ancora perché ogni volta che passiamo vicino a qualche persona puntualmente questa ci saluta urlando “Jamboo mzunguu!” e questo, pur avendolo vissuto centinaia di volte, mi fa sempre ridere. I bambini ci rincorrono scalzi e gridano “Jambooo, caramellaa” con un enorme sorriso che fa sorridere anche me. Siamo a Malindi, caotica e meravigliosa Malindi. Moto, tuk tuk, matatu, moto-taxi, macchine, persone a piedi ed in bicicletta. Grida, persone che parlano, chi cerca disperatamente di vendere i propri prodotti agli angoli della strada, chi sta semplicemente seduto sopra la propria moto all’ombra di un albero, chi cammina verso una meta ignota, chissà dove sta andando, probabilmente non lo sa nemmeno lui. L’autista ci parla, ci chiede come ci chiamiamo e mette la musica, non so come riesca a guidare qui in mezzo. E’ felice anche lui, sempre hakuna matata. Facciamo tappa di qua e di la, vediamo tante persone, sorridono spensierate. E’ ora di tornare a casa, passiamo di nuovo per i villaggi di prima, l’autista sorride e ci dice la solita frase “massaggi gratis”, sarò strana ma io le amo queste buche, mi piace proprio questa strada sterrata. La natura, meraviglia estrema, meraviglia selvaggia. Sono felice, l’ho già detto che sorrido? Beh, lo sto facendo ancora. Quando sono qui lo faccio in continuazione, la sera dopo una giornata di risate mi fanno quasi male le guance. E’ buio e sto seduta su uno sdraio a guardare il cielo, ho i brividi, ma non per il freddo. Sono emozionata, dopo così tanto sono di nuovo qui, a casa, casa mia. Guardo le stelle, sono tantissime, solo in Africa il cielo è così bello, di giorno hai la sensazione di poterlo toccare con un dito e di notte ci si può perdere ad osservare quegl’infiniti puntini luminosi pieni di speranza. Mille desideri potrei esprimere in questo momento, ed invece non riesco a chiedere di più. Sto vivendo il meglio del meglio. Apro gli occhi e tutta questa magia si spegne, sono di nuovo al freddo ed al gelo di cuori. Mi manchi Africa, appari in un mio sogno questa notte, lasciati sognare un po’, lascia che ti viva anche se per poco e per finta. Il mio più grande sogno, ora e sempre. Tornerò e sarà meglio di prima.
Ti amo Africa, nakutamani.
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