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Le rovine di Mnarani molto più di una storia antica

107 gradini per visitare rovine del XIV secolo e godersi una vista mozzafiato

20-05-2020 di redazione

C'è una storia antica, a duecento metri dall'alto ponte sul creek di Kilifi, lungo l'autostrada Mombasa-Malindi, sulla riva meridionale, proprio dove si trova il vecchio imbarcadero dei traghetti. 
In cima alla collina si può godere di una vista sulle acque del Mnarani Creek, punteggiate da dhow di pescatori, barche turistiche e la sua bellissima foresta di mangrovie verdi, distesa sulle spiagge sabbiose.
Torniamo indietro di quasi settecento anni.
La storia inizia da una vecchia parola swahili: "Mnara" (torre), che in questo caso si riferisce a un minareto o a un pilastro religioso. 
Le rovine sono state gazzettate nel marzo del 1929 come "Rovine di Mnarani" e in seguito riconosciute come monumento nazionale. Ora l'intera area è sotto i Musei Nazionali del Kenya. 
Mnarani era un insediamento arabo nel 14° secolo. A quel tempo, i commercianti dell'Oman navigavano con i venti monsonici dal golfo persiano dell'Oceano Indiano e approdavano sulla costa del Kenya. 
In meno di cento anni la loro attività fu fiorente e l'insediamento di Mnarani divenne la residenza di molti di loro, compresi pescatori e agricoltori.
Le prove archeologiche dimostrano che il sito fu infine distrutto dai Galla all'inizio del XVII secolo. 
Si dice che uno dei primi attacchi dei Galla (noti anche come Oromo) avvenne intorno al XVI secolo, quando la feroce e combattiva tribù dei paesi del nord-est fece irruzione nell'antico insediamento swahili dopo aver saputo che gli arabi avevano catturato i loro uomini e le loro donne e pianificavano di venderli come schiavi oltreoceano.
I frequenti attacchi non furono l'unica ragione del declino della società di Mnarani. La presenza portoghese (testimoniata da alcuni piatti trovati in loco) era una grave minaccia, ma soprattutto la scarsità d'acqua causó la fuga degli arabi, che si insediarono in altre città costiere, sicure e con un buon approvvigionamento idrico. Alcuni dei contadini e dei pescatori rimasero lì, ma i Galla bruciarono il villaggio e uccisero tutto il bestiame. Regnarono a Kilifi per un breve periodo, finché le truppe armate portoghesi non li cacciarono via. Nel 1950, James Kirkman, un archeologo inglese, trovò diversi resti, tra cui 14 lampade.
Ora le rovine sono in cima a 107 gradini che bisogna salire per godere di una vista spettacolare. Il cinguettio degli uccelli e il rumore delle foglie mosse dal soffio della brezza del mare creano l'atmosfera.  Uno sguardo alle Rovine di Mnarani rivela come era la vita quotidiana in quei tempi antichi.
Tra le rovine ci sono i resti di una grande moschea del venerdì (o della congregazione), una moschea più piccola, parti della città, una porta e diverse tombe risalenti al XV secolo, quando fu fatta una ricostruzione della moschea dopo il crollo dell'edificio precedente. 
La rovina meglio conservata è la Grande Moschea, con la sua iscrizione finemente intagliata intorno al mihrab (nicchia di preghiera che mostra la direzione della Mecca) con archi multipli e stipiti inscritti. È interessante notare che le iscrizioni sulle tombe e sulle moschee sono scritte in lingua persiana, suggerendo che i primi coloni di Mnarani furono persiani dell'Oman. Solo una tomba porta il nome di Shaykh Isa Ibn Shayah Nahafah, scritto in arabo antico. Sotto il minareto si trova lo scheletro del presunto fondatore della città. Le fondamenta della grande e piccola moschea, che si trovano nella parte orientale e sono ancora intatte.   La moschea è composta da sei sezioni: un pozzo dove si raccoglieva l'acqua e la si conservava in una cisterna da utilizzare prima delle preghiere, una baraza dove si mettevano i sandali prima di entrare nella moschea, un'area di culto per donne e uomini, uno spogliatoio per gli imam e un pulpito, che i musulmani chiamano "kibla".  Presso le rovine si trova anche un pozzo prosciugato profondo 75 metri e resti di barriere coralline e tronchi disposti a forma conica. Gli antichi swahili bruciavano i tronchi per produrre polvere di calcare per la costruzione.
Mnarani Ruins è un luogo perfetto per i picnic e per gli amanti della natura che vogliono entrare in contatto con il passato. Non solo le moschee e i resti dell'antico insediameto ma anche la fitta vegetazione tra cui baobab secolari rendono le Rovine di  Mnarani una delle attrazioni preferite a Kilifi. Infatti, centinaia di persone da tutto il mondo si recano in questo sito; la fresca brezza che soffia dall'Oceano Indiano e lo scenografico, tranquillo e bellissimo giardino delle rovine di Mnarani lo rendono il luogo perfetto per rilassarsi, meditare o pregare. Si può sentire l'aura mistica all'ombra dei vecchi e mostruosi baobab ai margini della scogliera e appena oltre le mura del complesso principale. Il più grande è una bellezza antica di 900 anni. Per i Mijikenda, il baobab era un albero sacro dove si offrivano sacrifici agli antenati e si pregava per la pioggia e le benedizioni. Il sito di Mnarani ha anche un museo e un rettilario dove si possono vedere le specie di serpenti piú comuni. Una guida locale è disponibile per mostrarvi le rovine.


 

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