STORIE
17-10-2018 di Freddie del Curatolo
Niente è impossibile in Kenya, nemmeno giocare sul ghiaccio per chi la neve l’ha vista da lontano solo sulle cime del Monte Kenya o del Kilimanjaro e non pensa che il termometro possa mai andare sotto lo zero.
La storia che raccontiamo ricorda un po’ quella(vera) dei quattro atleti giamaicani che si invaghirono dello slittino e si allenarono, finanche su piste di sabbia, per poter partecipare alle Olimpiadi invernali.
Da quell’avventura fu tratta anche una commedia hollywoodiana di successo.
La nostra vicenda invece parte dall’Equatore africano e dalla capitale del Kenya, Nairobi.
Qui la passione sportiva diventa un fenomeno vincente grazie soprattutto ai grandi corridori, mezzofondisti e maratoneti degli altipiani. Poi c’è il rugby, che attrae le nuove generazioni e ha dato soddisfazioni a livello internazionale nella nuova formula a sette giocatori. Il calcio invece rimane uno sport da guardare alla televisione, sperando quest’anno nel miracolo della qualificazione della nazionale, le Harambee Stars, ai Campionati d’Africa.
Di Mondiali, ovviamente manco a parlarne.
Nel 2005 un prestigioso hotel di Nairobi, il Panari, decide di investire ben 700 mila dollari per creare qualcosa che in Kenya ancora non era presente, una pista di pattinaggio su ghiaccio e hockey regolamentare.
Per appassionare i ragazzi della capitale e far funzionare l'impianto non solo con gli stranieri, furono create la squadra di pattinaggio femminile e un team di hockey maschile.
Con l’entusiasmo e la voglia di imparare, la generosità di turisti e associazioni di solidarietà americane e canadesi, in poco tempo i ragazzi sono stati riforniti di mazze, pattini e un minimo di "armatura", e hanno creato le loro rudimentali divise: colori della bandiera keniana ma al posto del celeberrimo scudo maasai, un leone rampante.
Ecco il nome: “Kenya Ice Lions”, i leoni di ghiaccio del Kenya.
Duri allenamenti, stage con turisti di passaggio ed appassionati di stanza a Nairobi, anni di pratica ma senza poter giocare una partita vera.
Una passione crescente che li fa diventare amici e li toglie dalla strada e dalle tentazioni di una città dai tanti paradossi sociali.
Nel frattempo chi si prende a cuore la loro costanza, prova a contattare altre squadre, ma i soldi o sponsor per ospitare team dal Sudafrica, dalla Namibia o dall’Egitto, uniche nazioni africane ad avere squadre di hockey su ghiaccio, non ce n’erano. Idem per una trasferta.
Spunta ad un certo punto anche un fantomatico team di Gibuti, ma era un espediente per spillare ai ragazzi e ai loro sponsor un po' di soldi.
Proprio all'ombra dell'ultima delusione, arriva l'inaspettato: avendo saputo la loro storia, la catena di ristoranti canadesi Tim Hortons si offre di organizzare una tournée ai leoni, per farli giocare finalmente addirittura contro due squadre della lega nazionale.
Un evento incredibile ed emozionante, per atleti dilettanti che nel corso del tempo sono diventati grandi fan proprio del campionato canadese, seguendolo in televisione o su internet.
Al loro arrivo a Toronto, la grande sorpresa: giocare in uno stadio di serie A e avere nella propria squadra il “rinforzo” di due dei più grandi giocatori di hockey del mondo: il capitano dei Pittsburgh Penguins, Sidney Crosby e Nathan MacKinnon, dei Colorado Avalanche.
Tutta l’avventura e le loro emozioni sono state immortalate in un mini documentario dal titolo “La partita in trasferta” e grazie a Timo Hortons promuoveranno raccolte di fondi per creare una vera e propria scuola di hockey su ghiaccio a Nairobi.
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