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Roots Malindi, una parabola africana

Un locale unico, un sito storico sepolto dall'era moderna

10-11-2010 di Freddie del Curatolo

Questa è la storia di un grande albero che, con gli anni, ha l'umiltà di tornare alla terra, dopo ogni ascesa, e rinascere più forte e saggio di prima.
Ma è anche la storia della crudeltà umana, di quell'animale capace di distruggere sogni e passioni per soddisfare i propri interessi.
Nell'ultimo anno, a Malindi, centinaia di turisti e tanti residenti hanno scoperto la magia del Roots, un insolito locale costruito in mezzo a un ficus zanzibarica di novanta metri di diametro.
Le sue radici aeree formavano delle robustissime grotte a pioggia, sulle quali erano state costruite due solide palafitte. Usiamo il passato, perchè nei giorni scorsi il legittimo proprietario di quell'albero e del terreno in cui è compreso, ha iniziato ad abbatterlo.
Ci farà delle abitazioni, probabilmente. O magari semplicemente casa sua.
Ma soprattutto, chi ha creato quel luogo e la sua leggenda, non ha detto tutta la verità ai suoi ospiti e sostenitori.
Noi di malindikenya.net, grazie a fonti sicure, documenti originali e ricostruzioni, ci siamo andati molto vicino: i proprietari del terreno su cui sorgeva il Roots, erano due tedeschi, marito e moglie.
Alla morte del coniuge, la consorte Ute Shlitt, malata, decide di tornare in Germania e lascia una delega a un suo uomo di fiducia locale, per vendere o affittare la sua casa. L'uomo di fiducia dopo qualche anno ipoteca il terreno presso una banca e scappa con i soldi.
Più avanti, la banca allo scadere dell'ipoteca decide di rivalersene e diventa proprietaria del terreno.
Nel frattempo un amico della signora tedesca si fa fare un'altra delega, per evitare di perdere il terreno, ma è troppo tardi.
La banca lo mette all'asta e trova un acquirente a cui del grande albero interessa relativamente.
Così chi nel frattempo ha trasformato il terreno nel bar ristorante giriama che molti hanno visto e conosciuto, pur avendovi fatto partecipare la gente del vicino villaggio, è stato accusato di appropriazione indebita ed è finito in prigione.
Tante però sono le ombre oscure dietro alla persona che gestiva il Roots. Al di là della triste vicenda, a noi spiace che quasi nessuno abbia seguito il nostro monito, di preservare il bellissimo ficus dalle radici aeree.
Abbiamo provato a chiedere all'organismo che tutela le bellezze ambientali, ad associazioni locali.
Forse anche noi siamo arrivati troppo tardi, il ficus zanzibarica del Roots avrebbe dovuto diventare monumento nazionale, e invece probabilmente le sue radici fatte a pezzi saranno il monumento alla ferocia dell'uomo.

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