CIBO E NATURA
30-09-2021 di redazione
Le termiti sono un cibo di sostentamento che nelle regioni nord occidentali del Paese è una consuetudine durante la stagione delle piogge, cucinato nelle famiglie e fritto nei chioschi in strada. Una leccornia per i ragazzi e un apporto proteico importante per bambini, studenti e per chi lavora.
A Bungoma e dintorni le chiamano “chiswa” e solitamente le si trova nei mercati, nei luoghi di ritrovo oltre che in molte case private come complemento al pranzo. Grossi mucchi di “chiswa” nei catini che venivano vendute a tazze, al prezzo medio di 50 scellini a tazza.
Si tratta nientemeno che delle termiti.
In questo periodo donne e ragazzi sono soliti catturarne a migliaia nei campi, allestendo rudimentali tende appoggiate su bastoni per intrappolarle. La tecnica è semplice: le tende, coperte con teli scuri, creano buio e senso di soffocamento alle termiti, che in massa tendono ad uscire e trovano un buco foderato in cui scivolano e vengono imprigionate.
Le termiti vengono poi essiccate al sole o direttamente fritte, e di solito vengono mangiate come accompagnamento all'ugali. Ce ne sono di vari tipi e gli appassionati lo sanno: i chinunda sono marronicini chiaro, i kanabuli sono violacei e si trovano al calar della sera, i chinome sono neri e prelibati, ma più rari. Ma attenzione ai khamakhubwe, che sono dei kanabuli tardivi ma tradizionalmente non sono commestibili.
In ogni caso oggi, nella terra malata e contaminata, non si trovano più nemmeno loro.
Secondo gli ambientalisti locali, più che il cambio climatico, sono i nuovi prodotti chimici spruzzati nelle coltivazioni, specialmente quelle della canna da zucchero, ad aver fatto sparire questa prelibatezza nutriente. Ora la gente del posto, abituata a questo tipo di alimentazione nella stagione delle piogge, deve fare più di duecento chilometri per procurarsele ed il prezzo è lievitato a 200 scellini.
L’anziano capo di una comunità rurale appena fuori Bungoma, racconta che le termiti sono un’importante risorsa tradizionale dei luoghi in cui è nato e vissuto.
“Mia nonna diceva che queste termiti erano nutrienti e medicinali e che non ci saremmo ammalati se le avessimo mangiate – spiega - E a noi piacevano molto e ci piaceva assistere alla cattura di questa prelibatezza. Ma purtroppo non è più così”.
Aldilà del ribrezzo che queste abitudini possono suscitare all’uomo occidentale, dotato di sensori delle papille gustative completamente diversi e convinto da sempre che i sofficini findus o le camille del Mulino Bianco siano state più salutari e coadiuvanti per la sua crescita, è universalmente accertato che gli insetti sono una risorsa fondamentale per le popolazioni povere ma potrebbero diventarlo anche per Paesi in cui alcune risorse della natura iniziassero a scarseggiare.
La stessa FAO, l’Organizzazione mondiale dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, ha stimato che quasi 3 miliardi di persone sul pianeta mangino vari tipi di insetti (soprattutto cavallette) e ha invitato ancora più persone a cibarsene e le popolazioni con differenti abitudini alimentari a considerare questa risorsa praticamente gratuita. Le termiti occupano il secondo posto negli insetti che diventano cibo.
“Gli insetti sono ancora visti come parassiti da una grande maggioranza di persone, nonostante la crescente letteratura che indica il loro prezioso ruolo nella dieta di uomini e animali” si legge in un rapporto FAO del 2013.
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