VIVERE IN KENYA
15-10-2014 di redazione
Malindi, Watamu e la costa Nord del Kenya sono paradisi ben diversi dal nostro Paese d'origine.
Alcuni aspetti fanno preferire questi luoghi a quelli che vorremmo lasciare: il clima, l'ospitalità della gente, la natura ancora preponderante sul cemento e sulla civilizzazione, le possibilità di investimento, la pressione fiscale, il costo della manodopera.
Potremmo continuare così, elencando tutti gli aspetti positivi che ben conosciamo, essendo noi di Malindikenya.net in Kenya dal 1989 e lavorando qui nel campo dell'informazione dal 2008.
Invece il nostro compito non è convincere le persone per chi sa quale interesse, ma aprire gli occhi su una scelta di vita o di lavoro che, come ogni evento di quest'importanza, deve essere ponderato e valutato per bene prima di prendere una decisione definitiva.
Innanzitutto oggi per aprire qualsivoglia attività bisogna disporre di un capitale da trasferire in una banca locale.
Il capitale deve ammontare a un minimo di € 80.000 e può essere anche utilizzato per l'acquisto di un immobile o un'attività (ad esempio rilevare un bar o un ristorante, ma anche un Bed and Breakfast che fungerà anche da casa privata).
In questo caso, però, la transazione dovrà avvenire sul conto di una compagnia fondata in Kenya.
I tempi per l'apertura di una compagnia in Kenya non sono brevissimi, specialmente per ottenere il PIN (la partita iva) della società e quello personale, indispensabili per fare ogni operazione, da aprire una bolletta della luce o dell'acqua, ai rogiti e all'acquisto di un'automobile. La compagnia può anche non avere un socio keniota e deve avere due direttori con quote societarie. Non occorre che entrambi i direttori risiedano in Kenya.
Con la compagnia e il capitale, si può ottenere il permesso di lavoro, che è anche permesso di soggiorno e vale due anni.
Il cosiddetto permesso G da investitore, costa circa 2 mila euro.
Il permesso di lavoro da dipendente, invece, costa 4 mila euro, sempre per due anni. Per ottenerlo, ci vogliono alcuni requisiti, soprattutto la garanzia di insegnare ai locali un mestiere e di non lavorare in prima persona, ma di fungere da "manager" o consulente, coordinatore o insegnante.
Vi sono anche "Special Pass" stagionali. Il loro costo è di 230 euro al mese circa, più una quota fissa supplementare per le pratiche. Solitamente lo special pass non può durare più di 3 mesi.
Dal punto di vista dell'inserimento nella comunità della costa keniota, si sa che Malindi è ormai definita una "colonia" italiana, ma al fine di comprendere meglio la vita, le leggi e i costumi di questa zona, sarebbe importante avere almeno un'infarinatura di lingua inglese.
Molti italiani sono giunti a Malindi e Watamu convinti di poter conferire direttamente in italiano con la gente del posto, se non addirittura in dialetto. Con conseguenti fraintendimenti che a volte possono far sorridere, a volte portare a malintesi che creano problemi.
Altro aspetto da non sottovalutare, il rispetto di chi ci ospita. Nonostante i kenioti siano un popolo generoso, disponibile e ospitale e la base popolare (il cosiddetto "terziario") versi in condizioni economiche al limite della soglia di sopravvivenza, non significa potersene approfittare. Lo stipendio minimo deciso dal Governo per un dipendente a servizio, ad esempio, è di circa 90 euro e sarebbe d'uopo metterlo in regola, per poterlo fare accedere al (sia pur modesto) servizio sanitario locale.
La costa ha un'importante componente islamica, a Malindi e Watamu molto moderata ed abituata a lavorare con il turismo. Tuttavia il rispetto di alcuni costumi locali (come ad esempio per le donne non mostrare il seno in spiaggia e non girare per la città in bikini e per le coppie non lasciarsi andare a vistose effusioni in pubblico) è sicuramente una buona abitudine da osservare.
Le forze dell'ordine da queste parti potrebbero cercare di approfittare di occasioni particolari per chiedere mance o per risolvere contenziosi in maniera "amichevole".
Si raccomanda, sempre essendo calmi e gentili, di non accettare nessun tentativo di accomodamento. Innanzitutto la legge keniota punisce il corrotto tanto quanto il corruttore, e spesso i vertici delle istituzioni locali sono disponibili a capire la situazione, ove non ci siano palesi contravvenzioni da parte del turista o del residente straniero.
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